Tug of war, il tiro alla fune, era uno sport olimpico. Sì, le nazioni si sfidavano in questo che è uno sport di forza e di intelligenza. Giusto dosaggio di pesi, di forze, di leve e di “peso”.
Una metafora della vita. Certo, tutto può e deve essere interpretato così… ci sono sempre tante forze in gioco che tirano in sensi opposti.
Le menti sono troppo spesso chiuse e la ristrettezza delle visioni scatena delle reazioni strane che hanno ripercussioni non controllabili.
E’ così che chi è apertamente schierato non viene preso in considerazione, chi è schierato solo “di facciata” viene conteso. Purtroppo conta la visibilità, stupidamente chi vorrebbe vincere il tiro alla fune lo fa nel modo sbagliato ferendo chi si schiera al suo fianco incondizionatamente, chi non sventola ai quattro venti i contatti che ha quotidianamente per cambiare schieramento e far vincere l’atro nel tiro alla fune. Questo perchè i piloni non cambiano idea, e quando lo fanno dopo aver subito troppo, vengono allontanati in un millesimo di secondo, senza pensarci su.
Nella foga cieca e stupida del tiro alla fune, nel fango e nella fatica, le interpretazioni cambiano. E’ un gioco di squadra, tutti contano allo stesso modo. Il capitano è fondamentale, ma deve fidarsi di tutti e deve dimostrare di fidarsi in toto di quella persona.
Nel tempo ognuno vien fuori per quello che è. Chissà se se ne renderà mai conto.
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